“RSA: i cambiamenti in corso e gli scenari futuri del modello di residenzialità”. Andrea Mecenero, CEO Korian Italia

Assistenza domiciliare e residenzialità assistita continuano ad essere servizi carenti e sottopotenziati rispetto ai bisogni crescenti e sempre più complessi di pazienti anziani e non autosufficienti. A cosa è dovuto questo ritardo?

I posti letto per i non autosufficienti nelle strutture residenziali coprono meno del 10% del fabbisogno (270.000 posti letto rispetto a 2,8 milioni di non autosufficienti) e le cure domiciliari sono largamente insufficienti a rispondere al bisogno degli anziani: si tratta, in media, di 17 ore annue per paziente preso in carico. Situazione che rischia di diventare ancora più grave se si considerano i trend demografici e lo sviluppo della cronicità associata all’invecchiamento. Purtroppo questa situazione è venuta a crearsi a causa di una serie di fattori, riconducibili da un lato alla mancanza di una politica programmatoria integrata, che troppo spesso ha visto il settore dell’assistenza socio-assistenziale in contrapposizione al mondo dell’assistenza sanitaria, dall’altro alla mancanza di risorse economiche che ha costretto gli operatori a rincorrere i problemi contingenti piuttosto che concentrarsi sulle soluzioni innovative e di programmazione a lungo termine. Oggi esistono diverse opportunità per invertire il trend in maniera virtuosa, a partire dall’innovazione tecnologica, all’informatizzazione dei processi, alla messa in rete degli operatori e alla creazione di cluster territoriali.  Tali iniziative, tuttavia, richiedono uno sforzo iniziale che deve essere interpretato dal sistema come investimento sul futuro, e non come semplice voce di spesa, e come tale devono essere incentivate in un quadro tecnico-normativo favorevole.

Quali sono i principali cambiamenti in corso nel mondo delle RSA?

Le RSA sono diventate un contesto di vita oltre che di cura, c’è una presenza attiva dei familiari nelle strutture residenziali che deve diventare una risorsa per il benessere delle persone, infatti dobbiamo studiare insieme nuovi percorsi per una valorizzazione in questo senso. Bisogna porre una nuova attenzione agli aspetti alberghieri, dalla ristorazione, al comfort, alla privacy e andare oltre la “sola cura”.

È in corso una maggior focalizzazione sulla riabilitazione cognitiva, non si lavora più solo sul sintomo ma sul benessere generale e si pone attenzione alla qualità di vita dell’ospite residente. Necessario focalizzarsi su di una “cura positiva” che ponga attenzione a tutti gli aspetti della vita del Paziente anziano.

Considerata infatti la tipologia di personale standard presente nelle RSA è utile e prioritario ripensare la formazione degli operatori OSS; in questo contesto di RSA la formazione non è sufficiente; si deve rivedere il percorso di studio OSS alla luce del ruolo fondamentale nella presa in carico, con contenuti più tecnico/specialistici e, soprattutto, relazionali. Infatti bisogna portare avanti il concetto ampio di “operatore geriatrico” per una presa in carico olistica/globale per gli operatori dagli OSS, e anche, in maniera leggermente diversa, per gli infermieri e i Medici; è necessaria un’alta interdisciplinarietà e integrazione degli operatori per tutti gli aspetti relativi alla presa in carico dei pazienti/ospiti per il benessere globale della persona.

Alcuni nuovi strumenti tecnologici, come per esempio la Cartella Informatizzata, sono il primo passo per l’integrazione: registrano tutti gli operatori, le informazioni sono fruibili e condivisibili da tutti gli attori della presa in carico, confronto su PAI e obiettivi di benessere dell’ospite, controllo dell’interazione dei diversi farmaci sulla salute dell’ospite.

 In che modo le RSA potrebbero crescere e integrarsi nella rete dei servizi territoriali?

Il Modello RSA è da ripensare in termini di organizzazione ma soprattutto di diversificazione della cura. Dobbiamo pensare e strutturare un sistema più flessibile e più personalizzato, con differenti servizi residenziali per anziani, che si affianchino alla tradizionale RSA e che offrano cure calate sui reali bisogni delle persone, diversificate per Patologia, Età, Sostenibilità dei costi e Necessità familiari.

A mio avviso ci sono due possibili risposte, innovative, al problema. Una è l’Assisted Living, appartamenti protetti o forme di residenzialità assistita che includono una serie di servizi quali per es. le tecnologie per il monitoraggio da remoto e la refertazione a distanza. Queste innovazioni garantiscono la riduzione dei costi per il sistema pubblico, l’indipendenza degli utenti, sistemi di protezione e cura più flessibili e personalizzati. Completa l’offerta un’assistenza sanitaria, su richiesta, e la promozione di attività per l’invecchiamento attivo e la socializzazione dei Senior.

L’altra possibile risposta sono le Cure Intermedie e/o di Transizione, pazienti dimessi dall’ospedale (dai reparti per acuti e/o dai PS) che hanno bisogno di un periodo breve di recupero in una struttura residenziale per stabilizzarsi e rientrare al proprio domicilio. Sono un “ricovero ponte” tra ospedale e territorio. L’attività di Assistenza Residenziale Extraospedaliera è una attività di ricovero breve ad elevato impegno sanitario, rivolta a pazienti che, a seguito di un episodio di acuzie minore o per la riacutizzazione di patologie croniche, necessitano di un supporto clinico di medio/bassa intensità non erogabili a domicilio, per non idoneità del domicilio stesso (strutturale e/o familiare) o perché necessitano di assistenza/sorveglianza sanitaria infermieristica continuativa, anche notturna. Servizio da erogare senza oneri per le famiglie, per il quale c’è bisogno di una nuova rete in ogni Regione.