“ADI: il ruolo degli homecare provider nella gestione del paziente cronico”. Claudio Petronio, Direttore Centrale Vivisol Italia, sud Europa e Brasile

Perché il SSN dovrebbe considerare le Long Term Care come una priorità fondamentale? 

Gli italiani vivono più a lungo, ma non vivono meglio. Se è vero che negli ultimi quarant’anni la popolazione ha guadagnato circa 10 anni di vita grazie all’impegno nella prevenzione, all’avanzamento della tecnologia e al progresso della ricerca clinica, non si è realizzato però un contemporaneo aumento degli anni vissuti in salute. Con l’aumento dell’età, infatti, cresce esponenzialmente il fenomeno delle comorbilità che coinvolge fino al 65% degli ultraottantenni. In un contesto di questo tipo, la vera sfida per il Servizio sanitario nazionale consiste principalmente nel riuscire a far fronte a una crescente domanda di assistenza sanitaria a lungo termine.

Come l’assistenza domiciliare può contribuire efficacemente alla sostenibilità del Sistema e a garantire migliori cure ai pazienti cronici e anziani?

All’interno dell’universo sanitario stiamo assistendo ad un cambiamento significativo dei modelli di assistenza, con un’evoluzione da un sistema verticale ospedale-centrico verso un modello trasversale e integrato tra diversi soggetti (ospedale-territorio-domicilio) che sia in grado di garantire la presa in carico del paziente cronico dalla prevenzione alla cura, fino alla riabilitazione e all’assistenza. Gli Homecare Provider, grazie a competenze sanitarie e tecniche sviluppate in oltre trent’anni di servizi domiciliari, forniscono oggi tutte le terapie (assistenza sanitaria, ossigenoterapia, ventilazione artificiale, nutrizione enterale e parenterale, cura delle patologie del sonno, ausili e comunicatori) che permettono al paziente con cronicità stabilizzata di essere curato a domicilio, garantendogli un’assistenza continua e un monitoraggio h 24.

Una gestione più virtuosa del paziente cronico, basata sul modello ospedale-territorio-domicilio, può rappresentare una “boccata d’ossigeno” per la tenuta del nostro sistema. Il costo giornaliero di una degenza media di un posto letto in ospedale si attesta, infatti, intorno a 830 euro, mentre un paziente assistito a domicilio dopo la stabilizzazione clinica assorbe complessivamente circa un quarto delle risorse. A questo va aggiunto che la mancanza di un modello omogeneo di cure a carattere nazionale contribuisce ad aumentare i costi sanitari e sociali generati dalla mobilità interregionale. Ma ci tengo a precisare che l’impatto delle cure domiciliari non è soltanto di tipo economico, ma ha fondamentali ricadute anche a livello sociale, legate al benessere del paziente e della sua famiglia. Le analisi di sostenibilità economica dovrebbero quindi contemplare anche questi benefici per programmare adeguati investimenti in un ambito così complesso come l’assistenza territoriale in cui si intrecciano aspetti clinici e risvolti sociali.

Quali criticità ravvisa nell’attuale sistema?

Troppo spesso il sistema delle cure domiciliari risulta insufficiente a soddisfare un bisogno crescente ed appare frammentato rispetto ad una reale presa in carico del paziente cronico. Per fare un esempio, oggi ad un paziente affetto da una patologia neurodegenerativa potrebbero essere erogate terapie domiciliari da diversi provider in base alle aggiudicazioni delle gare d’appalto per ogni singolo servizio. Tale disintegrazione aggrava il già pesante ruolo del caregiver sul quale ricade l’onere di coordinare tutti gli operatori che ruotano intorno al proprio familiare.

Quale possibile soluzione propone come settore Homecare?

Gli Homecare Provider hanno oggi tutte le potenzialità per garantire l’intero percorso assistenziale a 360°, dalle prestazioni sanitarie alla gestione della tecnologia life support, superando così quella frammentazione del sistema che penalizza il paziente. Per garantire efficienza e capillarità servono competenze tecnologiche e logistiche che solo gli Homecare Provider sono in grado di assicurare quando si tratta di erogare un servizio a bordo letto del paziente, fuori da un contesto protetto come quello dell’ospedale. Per questo dovrebbero essere considerati come “braccio operativo” del SSN anche grazie ad un percorso di accreditamento in forza del quale, con precisi requisiti qualitativi, poter erogare prestazioni per conto del Sistema.