“Il processo di digitalizzazione per la medicina di precisione e la personalizzazione delle cure”. Matteo Moscatelli, Head of Digital Services, Siemens Healthineers

Qual è il ruolo della e-health in un’Italia che invecchia?

In un Paese come il nostro, uno dei più longevi d’Europa e del mondo ma con una speranza di vita in buona salute peggiore rispetto ad altri Paesi europei2, la domanda di soluzioni digitali in grado di aiutare il sistema sanitario a gestire pazienti sempre più anziani e affetti da patologie croniche è in rapida crescita.   Secondo uno studio pubblicato da Deloitte Center for Healthcare Solutions1, attualmente più di 500.000 differenti tipologie di device – dalle apparecchiature per l’imaging e devices Point of Care ai cosiddetti wereable – risultano connessi direttamente o indirettamente a database e network medicali. Il potere di questi device connessi è travolgente e permette di trasformare dati in diagnosi e trattamenti più veloci e più precisi. Questa crescita esponenziale dei dati rappresenta un’opportunità per incrementare il bagaglio di conoscenze per le strutture sanitarie e un beneficio tangibile per i pazienti finali. La digitalizzazione diventa quindi un aspetto chiave per supportare lo sviluppo: (i) della medicina di precisione come elemento principe della prevenzione individuale, la diagnosi e la scelta della terapia; (ii) della digital therapeutics che combina diagnostica tradizionale, informazioni cliniche oggettive, intelligenza artificiale e robotica; (iii) dei servizi tecnologici a supporto degli ospedali e infine (IV) nel coinvolgimento attivo del paziente e dei servizi di cura a domicilio per migliorare l’esperienza generale del paziente stesso.

La long-term care richiede un modello di assistenza adeguato, basato su percorsi personalizzati per i pazienti e sulle cure domiciliari. In questo scenario, la tecnologia può rappresentare una soluzione efficace per migliorare la salute delle persone e facilitare il lavoro di medici e operatori sanitari?

Tutti noi che operiamo nell’industria dei medical devices non dobbiamo dimenticare che, almeno una volta nella vita, siamo stati – o saremo – pazienti. Oggi i pazienti stanno rapidamente cambiando atteggiamento nei confronti della propria salute, diventando sempre più consapevoli dell’importanza di prendere attivamente parte al loro percorso di cura e, a tendere, a essere trattati come veri e propri partner, e non semplici “fruitori” del servizio, dalle strutture sanitarie coinvolte. In questo senso, non sorprende ad esempio che una buona parte dei sistemi sanitari abbia iniziato a incorporare all’interno dei modelli di rimborso basati sulle performance Il livello di soddisfazione del cliente. Per riassumere, il paziente è sempre più al centro di tutto il processo. E questo approccio è fondamentale quando si parla di long – term carecon pazienti fragili, affetti magari da più di una patologia contemporaneamente, e a volte bisognosi di un supporto familiare. La tecnologia e in particolare quella digitale, caratterizzata dall’interconnessione dei dati, gioca un ruolo primario, soprattutto quando si parla di medicina di precisione e personalizzazione delle cure.  Più dati, ad esempio, significano maggior accuratezza diagnostica che può tradursi in una riduzione delle sovradiagnosi e delle cure superflue e, nel contempo, in interventi più tempestivi ed efficaci.  Senza soffermarsi sulle potenzialità, ancora non del tutto espresse, dell’intelligenza Artificiale che grazie all’interpretazione dei big data consente di ottenere insights rilevanti, accurati e tempestivi.  La tecnologia non potrà mai sostituire l’uomo. Questo deve essere chiaro: se prima i medici consultavano i libri, ora accedono a database medici. La tecnologia è solo uno strumento e le sue capacità predittive non potranno mai rimpiazzare il know -how umano acquisito sul campo. Può tuttavia supportare il processo di decisione clinica, che rimane in capo al professionista, e aiutare il percorso verso la medicina di precisione. Ed è nostro dovere, come attori di questo mercato, assicurarci che gli avanzamenti tecnologici rispondano sempre alle esigenze dei professionisti del mondo sanitario, in modo che questi ultimi si possano focalizzare sui pazienti.

Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un radicale cambiamento del modello organizzativo nella sanità, soprattutto per quanto riguarda l’approccio alla cronicità. Si tratta di una buona occasione per inserire la tecnologia all’interno di un percorso pensato per migliorare l’offerta sanitaria e perseguire un utilizzo più razionale delle risorse?

Certamente la crescente incidenza della patologie croniche nel nostro Paese porta con sé la necessità di programmare cure di lungo periodo con risorse mediche sempre più scarse. O ancora, la crescente pressione sui costi che si traduce in budget sempre più “magri” che non consentono la necessaria focalizzazione sull’innovazione che è invece fondamentale per consentire al nostro SSN, giudicato dalla Commissione Europea come uno dei migliori all’interno del nostro continente, di essere sostenibile e consentire un accesso equo alle cure. La prevenzione, in questo, assume una rilevanza fondamentale.  E non parlo solo di stili di vita più salutari – il nostro è un Paese dove non si accenna a smettere di fumare e con un’elevata percentuale di popolazione in sovrappeso. Parlo ad esempio dell’utilizzo di apparecchiature state of the art per le attività di screening, che grazie alla qualità delle immagini consentono di “vedere” anche le lesioni di dimensioni molto ridotte. O della rapidità di esecuzione di un esame, o ancora della possibilità, grazie a strumenti di point of care, di permettere anche a popolazioni sparse in aree molto vaste e rurali l’accesso a un esame come l’emoglobina glicata, molto importante nel percorso di prevenzione del diabete. E’ innegabile che la tecnologia abbia un costo. E in considerazione di quanto accennato all’inizio di questa riposta è necessario introdurre nuovi modelli di business, in una sorta di win – win situation che consentano di poter coniugare innovazione e sostenibilità del sistema a beneficio dei pazienti, della qualità della cure erogate e della loro efficacia e dell’efficienza gestionale e clinica. In quest’ottica la partnership tra pubblici e privati è indispensabile per mettere a sistema la rete come modello di riferimento.

 

 

1 Medtech and the Internet of Medical Things; “How connected Medical Devices are transforming healthcare”; Delotite Centger for Healthcare Solutions
2 XVI Edizione – Rapporto Osservasalute