Le dimensioni di un cambiamento possibile: un nuovo modello per la residenzialità – Fabio Vidotto

Il Prof. Graziano Onder durante una breve intervista (FacebookLinkedINYouTube) sul futuro dei servizi Residenziali per le persone fragili ci dice, in sintesi, che occorre pensare ad un radicale cambiamento. Prendendo spunto da queste sue indicazioni vorremmo suggerire almeno tre “dimensioni” di questo cambiamento. Tutte strategiche, complesse e che richiedono un cambiamento non solo operativo ma soprattutto culturale.

LA PRIMA DIMENSIONE riguarda il modello organizzativo delle Strutture Residenziali, perché va messa in campo una vera metamorfosi. Potremmo definire questo cambiamento “dalla rigidità alla flessibilità organizzativa”. Questa metamorfosi è possibile se a “comandare i processi organizzativi” sono i bisogni e i desideri delle Persone Ospiti e non i piani di lavoro, i turni del personale, gli orari dell’alzata o il piano bagni. Occorre rendersi conto che il Piano di lavoro è la sommatoria dei piani individuali personalizzati.

Le caratteristiche sociosanitarie della persona, all’interno di un modello organizzativo matriciale, sono l’unico vero punto di partenza per puntare all’adeguatezza metodologica, organizzativa, numerica e all’appropriatezza della risposta.

Per questo cambiamento è strategico l’uso di strumenti validati di assessment (associati ad una buona cartella clinica, vista la complessità crescente degli ospiti di struttura) capaci di dare consistenza all’intero processo.

La fragilità dei modelli e delle organizzazioni durante questa pandemia hanno fatto pagare alle persone più fragili dei prezzi troppo alti.

LA SECONDA DIMENSIONE riguarda la necessità di ampliare le funzioni e i compiti delle Unità di Valutazione Multidimensionali e Multidisciplinari, rafforzandone la composizione e rendendole maggiormente dinamiche. In particolare si potrebbe migliorare la formulazione del progetto assistenziale (che può essere articolato e declinato negli obiettivi specifici) con la conseguente integrazione di funzioni per la UVM con compiti di audit sui progetti stessi e di consulenza alle strutture Residenziali (come si fa nella Certificazione ISO dove fornitore e “cliente” sono intimamente connessi perché la debolezza dell’uno è anche la debolezza dell’altro).

In quest’ottica, bisognerebbe dare grande rilievo alla funzionalità principale dell’UVM come organismo di professionisti qualificati che formulano il piano di obiettivi dettagliati al fine di sostanziare la scelta di inserire una persona in Struttura o in altro setting. Inoltre si potrebbe fare in modo che l’UVM si spogli dalle vesti che di fatto ha assunto nel tempo al punto che “appare” (per fortuna non sempre) più come un “centro di smistamento”. Il Progetto personalizzato, meglio qualificato, potrebbe poi essere usato per misurare l’efficacia dell’azione della struttura introducendo momenti di audit e consulenza (non di ispezione) per rilanciare il progetto individuale con le équipe interne. Possiamo chiamare tutto questo empowerment delle UVM.

LA TERZA DIMENSIONE del cambiamento riguarda le ASL e le Regioni, in quanto il controllo amministrativo potrebbe essere affiancato da un sistema di monitoraggio e controllo degli esiti dei processi assistenziali in struttura. In quanto SISTEMA l’obiettivo vero dovrebbe essere quello di rendere pubblici alcuni indicatori di qualità delle organizzazioni, misurando i livelli di salute prodotta. Le ragioni di questo cambiamento sono molteplici: rendere effettivo il diritto di libera scelta del cittadino; rendere evidente il grande lavoro delle organizzazioni che mettono professionalità e valori in gioco; rendere possibile l’empowerment del cittadino che può chiedere, in cambio del prezzo pagato, le giuste risposte e non quello che la singola struttura gli vuole “vendere” (sulla carta); ecc.

Questo meccanismo che rende chiaro il risultato degli investimenti sanitari in termini di salute, si traduce anche in un potente strumento di comunicazione e gestione dei rapporti con i servizi che “non possono più caratterizzarsi come fragili” ma che devono diventare un anello “forte” della rete dei servizi territoriali … sempre più (assieme alle Cure Domiciliari) ago della bilancia per l’equilibrio sostenibile della sanità pubblica e privata.

 

Fabio Vidotto – CEO Studio VEGA srl

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