“Tecnologia: la chiave per ripensare e ridisegnare il sistema salute e nuovi percorsi assistenziali”. Gianluca Gigante, Business Director, Vree Health Italia

L’edizione di quest’anno di Long-Term Care si focalizzerà, tra gli altri, sul tema della continuità assistenziale. In che modo la tecnologia rappresenta uno dei tasselli fondamentali di questo modello di presa in carico dei pazienti anziani affetti da multi-morbilità?

La tecnologia, se ben integrata in modelli di presa in carico, può dare vita a percorsi assistenziali che garantiscono una migliore efficienza del sistema e migliorano la qualità di vita delle persone e dei caregiver.

Albert Einstein diceva che “la perfezione dei mezzi e la confusione dei fini sembra caratterizzare la nostra epoca”. Vi sono oggi tecnologie semplici ed avanzate per costruire lo “strumento perfetto” che può mettere in connessione in maniera rapida ed economica tutti gli attori del sistema salute e permettere loro di utilizzare strumenti e processi decisionali evoluti grazie all’analisi dei dati e all’intelligenza artificiale. Eppure sono ancor oggi poco e mal utilizzate. La tecnologia è la chiave per poter ripensare e ridisegnare sistema salute e nuovi percorsi assistenziali in risposta agli attuali e futuri bisogni di salute e per un sistema salute più accessibile, più sostenibile e con un miglior impatto sulla qualità di vita delle persone.

Quando si parla di continuità assistenziale ci si focalizza molto sul paziente e sull’attività dell’operatore sanitario, ai quali la tecnologia offre sempre più soluzioni per aiutarli a gestire i piani di cura personalizzati, promuovendo l’aderenza alle cure. Quali opportunità invece per i caregiver?

Il caregiver ed il Paziente sono spesso due faccie della stessa medaglia. Oggi nei modelli di presa in carico si dice spesso di mettere “il Paziente al centro”, ma siamo veramente sicuri che lo sia pienamente? Farlo pienamente, partendo dai reali bisogni del Paziente, dovrebbe necessariamente includere il caregiver quale imprescindibile parte attiva nel percorso assistenziale del paziente.

Nella cronicità il caregiver svolge un ruolo fondamentale ed insostituibile nell’assistenza al paziente. In tantissimi casi il caregiver non solo si affianca al Paziente, ma lo sostituisce nello svolgimento di alcune attività (es. è lui che prenota visite, esami, etc.). Soprattutto nell’uso della tecnologia, quando il caregiver ha un ruolo attivo, si riesce a massimizzare il valore di alcune soluzioni oggi offerte e pensate solo per il Paziente. Nella nostra stessa esperienza del servizio di telemonitoraggio Doctor Plus® per il paziente cronico, quando il caregiver, che è previsto nel nostro modello, è presente ed attivo, i risultati in termini di miglioramento degli outcome sono decisamente migliori rispetto a quando non è presente o comunque meno partecipativo.

Inoltre, i modelli di presa in carico dovrebbero offrire ai caregiver oltre agli strumenti tecnologici anche gli strumenti qualitativi di misurazione della loro qualità di vita. Oggi in letteratura ci sono pochissimi esempi di strumenti validati per la raccolta di questo dato e questo ci dice quanto poco nel modello assistenziali si guardi alla centralità del caregiver per il successo della cura del Paziente.

Quali sono i principali ostacoli all’implementazione di un modello assistenziale che si prenda in carico del paziente cronico in maniera continuativa, realizzando una piena integrazione tra ospedale e territorio?

L’ostacolo più grande è continuare a vivere di “sperimentazioni” e non portare a sistema le tante positive esperienze che nel tempo hanno dimostrato il valore della Connected Health nella presa in carico del paziente.

Occorre che le esperienze maturate negli anni vengano identificate, qualificate e misurate in termini di benefici prodotti attraverso un sistema di value-based healthcare che integri nella valutazione anche la migliore qualità di vita dei pazienti e dei loro caregiver.

Inoltre, quantificato il valore generato, deve essere possibile per le ASL, AO, etc. di potersi dotare in maniera semplice e nel tempo di innovativi modelli di presa in carico, trovando forme contrattuali e remunerative adatte a questo tipo di servizi. E’ auspicabile che nelle attuali e future modalità di acquisto dei servizi di ADI, ad esempio, si possa passare ad una identificazione e valorizzazione di percorsi assistenziali e che facciano uso anche di servizi di Connected Health in grado di garantire un miglioramento degli outcome clinici ed economici e quindi di auto-sostenibilità degli stessi.